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Ancora sul Mistero di Ettore Majorana

Sabato 14 febbraio 2015 | 01:53
Ancora sul mistero di Ettore Majorana

Ma un altro... Grande Siciliano è scomparso
Un 'ulteriore indizio che Ettore Majorana cessò di vivere nel 1939

- di Carmelo Neri

È stato sempre così: laddove il vero è coperto da molta nebbia ognuno vede a modo suo; osservando ora quanto è divulgato in questi giorni su Internet, ci si rende conto che non tutti considerano bell'e decifrato il caso Majorana, ancorché si definisca risolto e sia stato archiviato dalla Procura romana.
Le recenti notizie sulla presenza del fuggitivo in Venezuela negli anni intorno al 1955 lasciano infatti molto perplessi, perché alcuni indizi confermano che il celebre fisico catanese cessò di vivere nella tarda estate del 1939.
Ulteriore prova, finora da nessuno ben ponderata, è nella nota che segue.
Ettore Majorana, in una lettera datata 25 marzo 1938, accennando alla sua improvvisa scomparsa, scrisse di aver preso una decisione che era ormai inevitabile.
Adesso, conoscendo meglio i fatti della sua esistenza, per chiarire il senso di tale ineluttabilità, è ragionevole collegare il suo gesto disperato alla tormentosa consapevolezza che gli restasse poco da vivere, e soprattutto a sofferenze fisiche divenute a tal punto insopportabili da fargli preferire la morte.
Da cinque anni era angustiato da dolori allo stomaco, i cui primi sintomi gli si erano manifestati nella prima metà del 1933 durante un soggiorno per motivi di studio in Germania, dove era giunto in buona salute. Il caso volle, come egli ha riferito in altro scritto, che, per porre rimedio a un banale mal di gola, fece uso, o probabile abuso, di certe pastiglie di produzione tedesca, di cui oggi si riconosce la forte tossicità (erano le stesse somministrate ai soldati della Wermacht). Persuaso che fossero innocue, le consigliava anche alla mamma, con l'avvertenza che nei casi più gravi bisognava prenderne una ogni mezz'ora.
Accadde che, trovandosi ancora a Lipsia, per alcune settimane fu alle prese con "disturbi seri" all'apparato digerente, e, in una lettera al padre, il 21 luglio 1933, parlò di "dispepsia", per la quale il medico gli aveva consigliato una "dieta lattea" (la stessa che ridusse quasi a uno scheletro Mussolini).
Analoghe indisposizioni gli si presentarono in Italia negli anni che seguirono, e ciò si deduce dal suo epistolario, che, essendo lacunoso, non permette di conoscere altri particolari. Ignorando l'origine di tali disturbi, si parlò di ulcera, di gastrite, di esaurimento nervoso ecc., ma non si può escludere (il fisico Piero Caldirola molto tempo dopo fu il primo a sospettarlo) che il suo "mal di stomaco" nascondesse una malattia più grave.
Le cure risultarono inefficaci, e rafforzarono in lui il convincimento che si trattasse di una condizione morbosa che lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni.
Ciò trova conferma nello Stato matricolare, da lui compilato il 20 gennaio 1938 per l'immissione in ruolo come docente di Fisica Teorica presso l'Università di Napoli; in esso, dopo aver descritto il suo aspetto ("bruno, magro, media statura"), s.v. "Salute", annotò: "alquanto cagionevole"; con significato opposto a quello normale di "un poco" (osserva il linguista Aldo Gabrielli che in certi dialetti meridionali, sbagliando, si usa "alquanto" con valore di "molto"), intendeva dire "molto cagionevole", ovvero "molto soggetta a frequenti malattie".
Stefano Roncoroni, nipote di Elvira Majorana, che fu zia del geniale scienziato, nel suo recente volume Ettore Majorana lo scomparso e la decisione irrevocabile (edito a Roma nel 2013), si mostra certo della sua fine prematura, cosicché in un prospetto riguardante la famiglia Majorana, accanto al nome di Ettore ha indicato sia l'anno di nascita sia quello di morte (1906-1939). Questo lavoro, ricco di informazioni e di documenti in gran parte inediti, apporta un notevole contributo di verità sul "caso" Majorana, e, leggendolo, ci si rende conto che la trama degli avvenimenti fu meno complicata di quanto si è immaginato; vari indizi consentono di avere la certezza che Ettore finì i suoi giorni nella "tarda estate" del 1939, a poco meno di un anno e mezzo dal giorno in cui la sua fuga ebbe inizio.
A tal riguardo si hanno prove abbastanza fondate: una fra le più valide è stata fornita da un religioso, il gesuita padre Ettore Caselli, che, in data 22 settembre 1939, indirizzò a Salvatore Majorana una lettera, in cui, parlando di Ettore, adoperò termini inequivocabili come "compianto" e "caro estinto". Codeste parole, malgrado un maldestro tentativo del fratello Salvatore di smentirle, rispondono al vero, e lo dimostra il fatto che qualche mese prima, a seguito di una presumibile segnalazione di cessato bisogno da parte della famiglia, le autorità interruppero gli appositi controlli alle frontiere e le ricerche dello scomparso in tutta Italia, cosicché il suo nome non comparve più sui bollettini ufficiali delle persone da rintracciare; tali provvedimenti fanno comprendere che il fuggitivo, come afferma Roncoroni, fu ritrovato da Salvatore, e si spense qualche mese dopo. Per completare il mosaico mancano però alcuni tasselli, perché restano ancora ignoti il giorno, il luogo, e le circostanze in cui Ettore cessò di vivere, nonché la sede in cui fu sepolto.
Nel libro di Roncoroni è riprodotto in fac-simile, con trascrizione a fronte, un lungo articolo che Giuseppe Majorana, uomo politico e per alcuni anni rettore dell'Università di Catania, compilò nel 1940 per pubblicarlo su un periodico della città etnea.
Nel capitoletto conclusivo di tale interessante elaborato, rimasto incompleto e per lungo tempo inedito, l'autore in modo implicito ha fornito un'ulteriore prova che il suo amato nipote nel 1939 non era più fra i viventi. Se ciò risponda o no al vero ognuno lo può arguire da sé, esaminando quanto è qui trascritto dal fac-simile sopraindicato (p. 90):

12.- Un saluto e un'attesa.
Non rimane che associarsi a così autorevoli voti e augurii e desiderii che sono quelli stessi della classi dirigenti del Paese nell'attuale suo momento e (cancellato: desiderio) risveglio scientifico.
E tuttavia dopo 31 mesi d'impenetrabile silenzio, che penseremo?
Che Ettore Majorana, quel bravo e felice ragazzo di anni 31 [indicazione erronea - ndr] sia semplicemente nell'Al di la [sic] donde [a] nessuno è possibile tornare, e sia sparito, si sia distrutto, in quell'ammasso di molecole e atomi a cui dedicò tanti studi? O non viva piuttosto [cancellato: ancora] come potenza costruttiva, fulgida luce nell'Ade, espressione del suo eletto ingegno e dei suoi studi che tanta gloria dovevano dare alla famiglia e ai concittadini e tanto facevano sperare di lui? [seguono parole cancellate] Ma un altro bravo Figliolo e degno Concittadino e Grande Siciliano è scomparso, e noi dobbiamo inchinarci di fronte alla tragedia, ammantandoci per quanto sia possibile, e non possiamo sfuggirne, dell'incommensurabile dolore della madre e dei fratelli. Oh padre tre volte felice che avevi prima di lui raggiunte le porte dell' [cancellato: al di là] Altra Dimora.
Catania 22 ottobre 1940 XVIII - GIUSEPPE MAJORANA

Queste righe, a parere dello scrivente, benché non prive di qualche espressione enigmatica (ad es.: "dopo 31 mesi d'impenetrabile silenzio"), inducono a pensare che si parli di una persona passata a miglior vita. E, laddove si legge: "un altro… Grande Siciliano è scomparso", non vi possono essere più dubbi: l'aggettivo "scomparso" è adoperato come sinonimo di "deceduto", per l'evidente ragione che, a volerlo interpretare in senso contrario, è impossibile fare i nomi di altri grandi Siciliani scomparsi, nel senso di rimasti ancora in vita, e che hanno fatto perdere le loro tracce. Ne consegue che allo zio la misera fine del nipote era ben nota, e Stefano Roncoroni (p. 271) lo ha ribadito: "Giuseppe sa che Ettore è morto". - Questa certezza accrebbe in lui sia il dolore per quella grande sventura sia il rammarico per le tante speranze perdute, e per il venir meno di quegli "studi che tanta gloria dovevano dare alla famiglia e ai concittadini". Ma né la morte precoce, né l'incuria degli uomini, né altra causa potrà mai sottrarre a Ettore Majorana l'universalità della fama che, ancor giovane, seppe procacciarsi.
Carmelo Neri

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