10 Sept 2010 • 67a Mostra Cinema Venezia, documentario dedicato a Dante Ferretti scenografo italiano 2 Oscar (emigrato in USA) e Premio Bianchi dei giornalisti di cinema

Domenica 1 agosto 2010 | 00:00
10 Sept 2010 • 67a Mostra Cinema Venezia, documentario dedicato a Dante Ferretti scenografo italiano 2 Oscar (emigrato in USA) e Premio Bianchi dei giornalisti di cinema

•Un documentario presentato in prima mondiale fuori concorso, alla 67a Mostra del Cinema di Venezia, venerdi 10 settembre 2010. Un racconto tra opere, episodi di vita e testimonianze, di un grande Italiano: Dante Ferretti, lo scenografo candidato 6 volte all’Oscar e vincitore di 2 (The Aviator e Sweeney Todd), oltre che di numerosissimi altri premi.

• Premio Pietro Bianchi 2010 che il Sngci (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) assegna, come ogni anno d'intesa con la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica per festeggiare a Venezia una PERSONALITA del Cinema Italiano.

• Due omaggi insieme, per i protagonisti (Oscar per la scenografia Dante Ferretti e sua moglie Francesca Lo Schiavo) del Premio Bianchi 2010 promosso dai giornalisti cinematografici che celebrano una coppia da Oscar che, lanciando un ponte ideale tra Cinecitta Roma e Hollywood Los Angeles, ha dato corpo ai sogni di un genio visionario come Federico Fellini come alla creativita di Martin Scorsese, l'ultimo grande regista conquistato dall'arte delle loro piu recenti invenzioni scenografiche.

Dante Ferretti : scenografo italiano, diretto da Gianfranco Giagni, prodotto da Nicomax Cinematografica, Cinecittà Studios, Combo e con il sostegno di Marche Film Commission.

- Un modo emozionante e avvincente di celebrare un corregionale tra i più prestigiosi che le Marche possano vantare. Primo commento dell’Ass Regionale alla Cultura, Pietro Marcolini che ha evidenziato anche come - questo documentario testimoni non solo l’autentico talento creativo, il valore dell’umanità trasfusa nel lavoro e nella realizzazione personale, ma anche come una passione vera possa cambiare il destino di un uomo.

- Dante Ferretti – dichiara Marcolini – è un marchigiano di cui siamo oltremodo orgogliosi, perché della marchigianità ha conservato il fascino della discrezione, la non ostentazione dei valori e della fama, la semplicità che porta al fare, piuttosto che all’apparire.

Ci piace pensare che la vena eccelsa di Ferretti sia stata comunque ispirata e respirata nelle sue atmosfere maceratesi, nell’assorbimento quasi inconscio di quell’armonia di forme che distingue il paesaggio naturale e architettonico della Regione Marche, punteggiato da magnifici teatri storici e intriso di una storica tradizione teatrale che fa delle Marche un patrimonio di scuola scenica.

Non a caso i migliori scenografi e direttori della fotografia dell’attuale panorama cinematografico sono marchigiani.
Con questo documentario, dunque, si rende omaggio ad un artista vero, a un uomo di Cinema raro, come pochi se ne trovano in un’epoca culturale.
Non solo un modo per valorizzare i luoghi, le ricchezze naturali e artistiche della Regione, ma un esempio di come debbano essere considerati patrimonio morale di un territorio e come tale diffusi, anche il valore e le qualità umane di una personalità straordinaria.

Ferretti, nato a Macerata il 26 febbraio del 1943, si definisce un camaleonte che cambia colore dove si appoggia e fa suo il periodo dell’ambientazione del film.
Racconta anche di aver coltivato il sogno del Cinema già da quando,a 12 anni, senza i soldi del biglietto, guardava dall’alto delle Mura di Tramontana,
l’angolo più alto dello schermo che nell’Arena sottostante proiettava le pellicole nelle serate estive.

E poi dice che nelle Marche, a cui si sente più legato ora come riscoperta delle radici, vorrebbe veder girare un film sul periodo degli anni ’60, quello del suo ricordo di vita vissuta a Macerata: - un periodo di sciocchezze e fantasie, lo sguardo di invidia che legava noi ragazzini ai giovanotti della buona società, i nostri - vitelloni - , i giochi semplici impersonando gli attori – mito di quel tempo come Rossano Brazzi. E conclude: uno nato in provincia non può che desiderare di fare il film sui sogni che si possono realizzare, andando fuori e camminando, camminando sempre.

Il documentario che è accompagnato anche dalle note de L’Inno delle Marche di Giovanni Allevi, parte dalle origini di Ferretti, dall’infanzia a Macerata e gli inizi della carriera, sempre nelle Marche, fino a Roma e a Cinecittà e alla ribalta mondiale del più grande cinema d’autore.

Ferretti tra Fellini e Scorsese, da Cinecittà a Hollywood con il successo del più importante cinema italiano ed internazionale.

Un ritratto a 360 gradi attraverso una lunga intervista, ma anche nelle testimonianze dei più famosi registi e attori con cui Ferretti ha condiviso importanti progetti professionali: tra gli altri l’amico Scorsese, Terry Gilliam, Di Caprio e una complice davvero speciale come Francesca Lo Schiavo.





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