opuntia ficus ficodindia nel mondo convegno Universita Palermo, giovedi 23 feb 2012 Le molteplici utilizzazioni del ficodindia nel mondo

Mercoledì 22 febbraio 2012 | 00:00
opuntia ficus ficodindia nel mondo convegno Universita Palermo, giovedi 23 feb 2012 Le molteplici utilizzazioni del ficodindia nel mondo

- a cura di Accademia dei Georgofili di Firenze -

Giovedì 23 feb 2012 h 16:30, c/o aula Magna Facoltà Agraria Università di Palermo - Parco di Orléans, il prof. Paolo Inglese svolge una conferenza su:

Colture Mediterranee - Le molteplici utilizzazioni del ficodindia nel mondo -

iniziativa org. da Sez Sud - Ovest Accademia dei Georgofili, presieduta da Francesco Giulio Crescimanno

////////// La storia dice che la prima pianta di fico d’India arrivò nel bacino del Mediterraneo con le Caravelle di Cristoforo Colombo: gli scopritori del Nuovo Mondo rimasero conquistati dal succoso frutto spinoso e decisero di farlo cresecre nei loro giardini in Europa.

///////// dal Portogallo Opuntia ficus -
nome scientifico della pianta originaria del MEXICO - si è diffusa nella maggior parte dei Paesi del Sud Europa e del Nord Africa diventando elemento caratterizzante del paesaggio Mediterraneo
* gialla (Sulfarina) * bianca (Muscaredda) * rossa (Sanguigna) sono le 3 varietà di fico d’India che d’estate colorano le campagne e le tavole di tutto il Mediterraneo.

FICHIDINDIA TUTTO L’ANNO
qualche anno fa una ricerca condotta dal dipartimento di Colture arboree e dal prof Paolo Inglese, docente di Coltivazione arboree alla facoltà di Agraria di Università di Palermo, ha scoperto un metodo colturale attraverso il quale far produrre alla pianta fichi d'India anche nel mese di dicembre.

- la soluzione consiste nello sfruttare le capacità proprie della pianta, come ad esempio il fatto che avvenga la rifioritura una volta che viene raccolto il frutto. La pianta di solito fiorisce ad agosto; ebbene i ricercatori, costruendo un "tunnel" sopra la pianta, permettono al fico d'India di avere una produzione cosidetta tardiva. Infatti, i fichi d'India così prodotti si chiamano appunto tardivi.

Grazie a questa tecnica non applicabile ad altre specie di piante è possibile mangiare fichi d'india non solo a settembre, ma anche a febbraio e marzo.

Nell'era degli Ogm (Organismi geneticamente modificati) e delle biotecnologie viene naturale chiedersi: ma il frutto è veramente naturale?

O al contrario è sottoposto a delle modificazioni? Niente paura. Il frutto non è soggetto assolutamente a nessun tipo di manipolazione. "La tecnica colturale utilizzata per la produzione dei fichi d'India tardivi - assicura il professore Inglese - non ha effetti negativi sull'ambiente; infatti per garantire la rifioritura della pianta viene utilizzata una quantità di azoto bassa e compatibile

- vantaggio dell'applicazione di questa tecnica consiste nel fatto che la mosca della frutta, vero e proprio nemico del fico d'India, scompare durante il periodo invernale e quindi la pianta è al sicuro da eventuali aggressioni da parte dell'insetto.

Ma com'è tecnicamente possibile produrre un frutto che solitamente nasce e cresce in un periodo estivo e caratterizzato da temperature elevate?
La soluzione sta nel "tunnel" impiegato dai ricercatori Università di Palermo e che ha lo scopo di mantenere le temperature dell'ambiente a un livello particolarmente elevato "in maniera tale da garantire l'espressione del potenziale fisiologico della pianta".

In altre parole, senza questo tunnel le piante hanno un normale ciclo fotosintetico che non avverrebbe se non invece non venisse impiegato, come avviene in natura. Dunque, la novità sta nello sfruttare in maniera totale le capacità biologiche della pianta, utilizzando soltanto in minima quantità dell'azoto


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